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UN BAMBINO È NATO PER NOI (Is 9,5)

UN BAMBINO È NATO PER NOI (Is 9,5)

DIO SI CHINA FINO A NOI

di P. Vincenzo Perrone icms

Celebriamo con gioia la festa del santo Natale e nelle case di tanti di noi finalmente il Bambino Gesù trova posto nella grotta del presepe che era stata preparata già da settimane - che bella tradizione quella del presepe! - ed attendeva la sua venuta: Viene Gesù, il Re della gloria, è nato quel bambino “che sarà chiamato potenza di Dio, si assiderà sul trono di Davide come imperatore e indosserà il manto regale” (dal testo della nostra novena di Natale).

Dio è Colui che è, che ha fatto il cielo e la terra, ma essi non possono contenerlo. Tutto esiste per mezzo di Lui e senza di Lui nulla è stato fatto di ciò che esiste, perché è Lui che dà l’essere, l’energia e la vita ad ogni cosa. Eppure, Egli sceglie di farsi piccolo, si china sui figli dell’uomo e assume la nostra condizione umana.

“Dio si china. Questa parola è una parola profetica. Nella notte di Betlemme, essa ha acquistato un significato completamente nuovo. Il chinarsi di Dio ha assunto un realismo inaudito e prima inimmaginabile. Egli si china – viene, proprio Lui, come bimbo giù fin nella miseria della stalla, simbolo di ogni necessità e stato di abbandono degli uomini. Dio scende realmente. Diventa un bambino e si mette nella condizione di dipendenza totale che è propria di un essere umano appena nato.” (da un’omelia di Benedetto XVI)

Per manifestare la sua onnipotenza, Dio, l’infinitamente grande, sceglie di farsi piccolissimo. In questo modo Dio ci mostra che la vera grandezza non è quella che appare agli occhi del mondo. Lo dirà s. Paolo: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono” (1 Cor 27-28).

Forse qualche volta anche per noi questo è scandaloso, come lo era per gli ebrei di duemila anni fa. Forse ci aspetteremmo un Dio che si manifesta con forza e potenza, tuoni e lampi e ci dimentichiamo che “il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione” (Lc 17,20). Ci aspetteremmo un Dio che viene nella nostra vita portando successo, fama, riconoscimenti, applausi. Un Dio che ci risolva tutti i problemi e che liberi la nostra vita da ogni condizione di povertà, di fragilità, di bisogno. Solo che questo non è il Dio di Gesù Cristo.

È nato per noi un bambino. Dio ha scelto la via della fragilità e della piccolezza per manifestarsi e, da quel momento, è esclusivamente lì che possiamo trovarlo. Ci illuderemmo se lo cercassimo altrove. È in quei luoghi della nostra vita dove facciamo esperienza della nostra fragilità che possiamo incontrare Dio. È quando accettiamo la nostra piccolezza che possiamo fare esperienza della sua misericordia. È quando ci avviciniamo a chi è povero, solo, fragile che ci avviciniamo a Lui: “chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5).

È nato per noi un bambino. Chiediamo alla Vergine Maria, contemplandola accanto al Figlio di Dio nel presepe, che il nostro sguardo venga evangelizzato dalla scena che ogni anno si ripropone sotto i nostri occhi che ammirano la Luce del mondo brillare in quella grotta.

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