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Solennità di CRISTO RE: le origini e la storia

Solennità di CRISTO RE: le origini e la storia

di Fr. Alberto Guerrera icms

Messico. 1927. Un sacerdote gesuita, padre Miguel Agustín Pro, viene portato davanti al plotone di esecuzione con la falsa accusa di aver partecipato all’attentato nei confronti di un candidato alla presidenza repubblicana. Non ha avuto processo e le testimonianze a sua discolpa sono stato tutte ignorate. È il 23 novembre, padre Pro finisce la sua esistenza terrena pronunciando davanti ai suoi carnefici le parole “Viva Cristo Re!”.

“Viva Cristo Re!” è il grido di battaglia di quei cristiani, divenuti famosi con il nome di Cristeros durante la guerra civile in Messico negli anni ’20. Il fatto che Cristo sia Re non è però un’intuizione dei guerrieri messicani. I cristiani lo hanno sempre saputo, fin dai primi secoli del cristianesimo: nei Vangeli lo riferisce Gesù stesso rispondendo ad una domanda di Ponzio Pilato (“Tu lo dici, io sono re”, Gv 18, 37). Più recente è la festa liturgica, istituita da papa Pio XI proprio in quegli anni.

Il giorno 11 dicembre 1925, infatti, la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo fu ufficialmente istituita con l’enciclica “Quas primas”, nella quale il Sommo Pontefice intendeva opporre “un rimedio efficacissimo a quella peste, che pervade l'umana società!”.

La peste di cui parlava il Pontefice era “il così detto laicismo, coi suoi errori e i suoi empi incentivi”.

La festa fu inserita nell’ultima domenica dell’anno liturgico, ad una settimana dall’inizio dell’Avvento. Tale decisione stava ad indicare che Cristo è Signore della storia e del tempo, Egli è l’Alfa e l’Omega (cfr. Ap 21,6) e tutte le creature sono a Lui sottomesse.

Il suo regno, scrive Pio XI nella enciclica, è “principalmente spirituale e attiene alle cose spirituali”; esso è contrapposto al regno di Satana e delle potenze delle tenebre. Tale regno “non è di questo mondo”, ma è presente nel mondo “in mistero”, e “con la venuta del Signore giungerà a perfezione” (Cost. Gaudium et spes). Questa seconda venuta avrà l’effetto di ricapitolare tutto in Cristo: “in questo regno”, si legge nella Lumen Gentium, “anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio”.

Un regno, quello di Cristo, che conferisce potere anche sulle cose temporali, “dato che Egli ha ricevuto dal Padre un diritto assoluto su tutte le cose create.” Sbaglierebbe, dunque, chi pensasse ad un regno da confinare esclusivamente nella sfera più personale del credente. Il regno di Cristo si estende a tutti gli uomini e quindi a tutti i popoli.

L’uomo è chiamato a ricercare la verità ed il bene, e soltanto in Cristo può trovare la “fonte della salute”, perché “in nessun altro vi è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12).

Lontano da Lui, l’uomo finisce per essere vittima di ideologie totalitarie e disumane, causando la sua rovina e facendo trionfare il “principe di questo mondo”.

In queste occasioni sembra riecheggiare la frase che i capi dei giudei dissero nel pretorio, davanti a Ponzio Pilato: “non abbiamo altro re che Cesare”.

Cesare che negli ultimi secoli ha avuto e continua ad avere diversi nomi (comunismo, massoneria, e tutti gli -ismi). Il XX secolo, da questo punto di vista, ci può fornire dei drammatici esempi.

Come non fare riferimento al già citato Messico, stato un tempo cattolicissimo e devotissimo alla Madonna di Guadalupe, divenuto poi, con la mediazione fondamentale degli Stati Uniti, un feudo massonico. Qui vennero promulgate numerose leggi restrittive contro la libertà della Chiesa cattolica: i sacerdoti furono perseguitati, le Chiese vennero distrutte, il tutto mentre il governatore dello stato, il fanatico e blasfemo anticlericale Tomás Garrido Canabal, voleva che i suoi sottoposti lo salutassero con "Dio non esiste" al quale rispondeva con "e non l'ha mai fatto”.

Altro caso emblematico fu il comunismo ateo della Russia sovietica, condannato dall’enciclica “Divini Redemptoris” del 19 marzo 1937. Terribili furono le conseguenze della sua diffusione anche in uno stato cattolico per antonomasia: la Spagna.

Qui le forze repubblicane socialiste, guidate da Manuel Azaña Y Díaz, proclamarono che la Spagna “non era più cristiana”. Era un tentativo di laicizzare lo stato, detronizzando Cristo. Ovviamente quando si toglie Cristo come re, chi subentra non può che essere il demonio. Fu così anche in Spagna, dove cominciò una della più cruente e terribili repressioni contro i cristiani e tutti gli uomini liberi. Furono emanate legge contro la famiglia (divorzio e matrimonio civile) e fu abolito il reato di bestemmia. Si arrivò poi ad una sanguinosa guerra civile, nella quale molti sacerdoti, suore e laici furono uccisi e torturati. Si stima che i religiosi massacrati furono all’incirca seimila.

Questo avvenne perché l’uomo aveva bandito Cristo dalla società, cioè dalla vita delle persone: davanti alla tragedia dei gulag sovietici e dei milioni di vittime della ideologia comunista, Aleksandr Isaevič Solženicyn, autore di “Arcipelago gulag”, disse "gli uomini hanno dimenticato Dio; ecco perché è successo tutto questo".

Vi è in atto uno scontro, iniziato dalla fondazione del Cristianesimo, tra il Regno di Cristo e quello di Satana. Esso durerà fino alla fine del mondo, e noi siamo chiamati a schierarci. Non si può mantenere un atteggiamento neutrale: o si è per Cristo, oppure si è per il suo nemico. La Chiesa propone Cristo come Re di tutto l’universo perché, come diceva il santo Giovanni XXIII, tende a far partecipare gli uomini “dei beni della grazia divina che sono validissima tutela e aiuto per una vita più umana”.

La natura umana è ferita dal peccato originale, quindi inclinata al male: l’uomo, dunque, non può con le sue sole forze costruire un ordinamento sociale perfetto, dove regni la verità e la carità.

Sant’Agostino diceva: “non vivono bene i figli degli uomini se non sono resi figli di Dio”. La regalità sociale di Cristo favorisce la figliolanza divina, la quale porta ad un nuovo rapporto tra gli uomini, ad una nuova solidarietà, una giustizia più perfetta, ad una società che possa sempre più essere fondamento affinché la Città terrestre assomigli a quella Celeste, nella quale, secondo le parole di s. Agostino, “regna la verità, è legge la carità, l’estensione è l’eternità” (Giovanni XXIII, discorso di apertura del Concilio Vaticano II).

 

 

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