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Santa Caterina Labouré e LA MEDAGLIA MIRACOLOSA

Santa Caterina Labouré e LA MEDAGLIA MIRACOLOSA

di Katiuscia Iacchini

Santa Caterina nacque il 2 maggio del 1806 in Francia da contadini benestanti. A otto anni, rimasta orfana di madre, dovette assumersi il governo della casa, poiché la sorella aveva preso i voti religiosi.  La sua fu un’infanzia difficile e laboriosa in cui però ebbe una madre speciale: la Vergine Maria.

Da giovane rifiutò varie proposte di matrimonio poiché desiderava abbracciare, anche lei, la vita religiosa. Si trasferì in un ospizio diretto dalle Figlie della Carità fondate da San Vincenzo de’ Paoli, un ordine contemplativo con una forte indole caritativa. La contemplazione nasce infatti dalla Carità, non isola mai, dilata il cuore per fare spazio nella preghiera, nell’affetto, nella mente, a tutti.  Santa Caterina è dunque immersa in questo flusso d'amore, di accoglienza, di carità. 

Parigi viveva allora un momento molto difficile in cui vi erano tanti poveri reietti della società che, nonostante i grandi ideali della Rivoluzione francese, morivano diseredati e schiavi di un sistema politico-economico iniquo.

Dio chiama dunque Caterina nel contesto del suo tempo; ogni santo opera nel proprio tempo fatto di contraddizioni e di fratture. Santa Caterina entrò dunque nel convento di Rue Du Bac, a Parigi e, durante il noviziato, ebbe  frequenti visioni del Signore e della Vergine Maria.

 Nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 1830 era già a letto, quando sentì una voce che la chiamava.

 Un angelo la condusse sino all'altare dove vide una Signora che le si avvicinava. Rimase con la Signora per un tempo che lei stessa non seppe definire.

Nella seconda apparizione del 27 novembre, la Vergine Maria le apparve con un globo sotto i piedi mentre dalle sue dita partivano raggi in tutte le direzioni. La Vergine le mostrò il disegno di una medaglia invitandola a promuoverne la diffusione tra i fedeli che, portandola al collo, avrebbero poi ricevuto grandi grazie e le dettò le parole da incidervi: “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Nel retro della medaglietta appariva l'unione indissolubile tra la Croce e l'iniziale di Maria, a simboleggiare che Maria è Immacolata per i meriti della Croce di Cristo.

Santa Caterina riuscì nel 1832 ad ottenere dall’arcivescovo il permesso di far coniare la medaglia, definita poi dal popolo “miracolosa” per gli innumerevoli prodigi che operava.

Emerge nella storia di questo percorso di santità di Caterina, l'importanza di conservare in casa e di indossare oggetti sacri (una medaglietta della Madonna, un Crocifisso etc.) come segno della nostra appartenenza a Dio. Essi costituiscono una memoria costante della nostra consacrazione, nel Battesimo, alla Trinità.  Sono altresì, però, importanti perché costituiscono una forma di testimonianza visibile verso chi ci incontra, chi vive con noi o visita la nostra casa. Ben lungi dall'indulgere nella superstizione, questi oggetti non hanno certamente alcun valore se non sostenuti da una fede concreta fatta di carità operosa, come testimonia la stessa Santa Caterina.

Terminato il noviziato, nel 1835, Caterina fu mandata nell'ospizio di Enghien, a Parigi, dove per quarantasei anni, senza mai far accenno alle visioni avute, si occupò di anziani poveri. Solo negli ultimi anni di vita, per ordine della Vergine Maria, confidò alla superiora, che a volte la rimproverata immeritatamente, di essere la veggente della medaglia.

Santa Caterina visse nella più grande umiltà e nel più assoluto silenzio.

Fu beatificata da Pio XI il 28 maggio del 1933 e canonizzata da Pio XII il 27 luglio del 1947.

La storia della medaglia è la storia di una vita di preghiera in cui si contempla la bellezza di Maria in una profonda vita interiore. Maria rappresenta il perimetro dentro cui si racchiude l'infinito che si fa finito, in cui esso si rende palpabile e guardabile.

Maria rcostituisce  dunque la modalità che Dio ha scelto per somigliare a noi.

 Ecco che avere familiarità con Maria era per Santa Caterina e per noi oggi,  un modo per vivere il cristianesimo come  un’esperienza concreta poiché Maria  ha già percorso le strade impervie della storia, Ella è  Madre e le madri sanno anche solo con presentimento ciò che a accade ai propri figli.

Che con l'avvicinarsi del giorno dell'Immacolata Concezione possa allora riunirsi il nostro essere a Colei che nel corso  della sua vita di Fede ha saputo condensare tutti gli elementi della salvezza, integrando e incrociando nel suo cuore il Vecchio e il Nuovo Testamento. 

Maria che ha vissuto il “qui ed ora”  possa donarci la forza di vivere con Fede operosa  ogni giorno, nell'ora della gioia come in quella del dolore.

Non capiamo tutto, quasi niente forse, ma vogliamo fidarci, vogliamo offrire ciò che siamo, come Santa Caterina.

 

 

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