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MATER DEI

MATER DEI

“A DIO È PIACIUTO FAR SVOLTARE LA STORIA ATTRAVERSO DI LEI, LA DONNA”

“Mi meraviglio oltremodo che vi siano alcuni che dubitano che la santa Vergine si debba chiamare Madre di Dio. E invero, se nostro Signore Gesù Cristo è Dio, perché mai allora la santa Vergine che l’ha generato non dovrebbe chiamarsi Madre di Dio? I discepoli di Gesù ci hanno tramandato questa fede, quantunque mai adoperino questa formula. In questo senso siamo stati istruiti dai santi Padri”.  (San Cirillo d’Alessandria, Lettera 1, dalla memoria facoltativa della Liturgia delle Ore di Rito Romano, 27 giugno)

di P. Eugenio Pozzoli icms

Theotókos, in greco, in latino Deipara o Dei genetrix è un titolo della Beata Vergine Maria. Letteralmente significa “colei che genera Dio” e spesso viene reso in italiano con Madre di Dio. La solennità della divina maternità della vergine Maria viene celebrata dalla Chiesa cattolica di Rito Romano il 1º gennaio, nell’Ottava del Natale. Nel Rito Ambrosiano è celebrata alla VI domenica di Avvento.

La definizione del dogma

Questo titolo è stato attribuito solennemente a Maria nel 431 dal Concilio di Efeso, come conseguenza della proclamazione del dogma cristologico da parte del Concilio stesso. Secondo il Concilio, infatti, Gesù Cristo, pur essendo contemporaneamente Dio e uomo – come già aveva affermato in precedenza il concilio di Nicea – è un’unica persona: le due nature, divina e umana, sono inseparabili e perciò Maria può essere da tutti chiamata Madre di Dio, e non solamente chiamata “madre di Cristo uomo”, come affermava il Patriarca Nestorio. La dottrina di quest’ultimo fu rifiutata dal Concilio di Efeso, perché separava troppo la natura umana di Cristo da quella divina, rischiando, in definitiva, di pensare a Gesù Cristo semplicemente come un uomo “ispirato”, “inabitato” dal Verbo di Dio. Il titolo di Theotokos fu, quindi, confermato dal Concilio in opposizione a Nestorio, che gli preferiva il titolo di Christotokos, sottolineando che Maria avrebbe potuto generare soltanto la natura umana del Cristo.

Da allora noi professiamo che Maria diede alla luce non un uomo, ma Dio fattosi uomo, e questo è importante per noi: se, infatti, Maria è vera Madre di Dio, tutto può sul figlio Gesù e tutto può anche per noi, divenuti suoi “figli spirituali”. In Lei si realizza il prodigio della maternità divina e, per questo, Ella diventa modello di fiducia per ogni donna chiamata a generare la vita. La maternità della vergine Maria, umanamente impossibile, si realizzò perché, come disse l’angelo Gabriele, «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Se si nutre la stessa fiducia, si diventa pronti ad accogliere quel che Dio dona.

Affermava il Santo Padre Francesco nell’omelia del 1° gennaio 2024: “Anticamente si usava misurare il tempo svuotando e riempiendo delle anfore: quando erano vuote cominciava un nuovo lasso di tempo, che terminava quando erano piene. Ecco la pienezza del tempo: quando l’anfora della storia è colma, la grazia divina trabocca: Dio si fa uomo e lo fa nel segno di una donna, Maria. Lei è la via scelta da Dio; lei è il punto di arrivo di tante persone e generazioni che, “goccia dopo goccia”, hanno preparato la venuta del Signore nel mondo. La Madre sta così al cuore del tempo: a Dio è piaciuto far svoltare la storia attraverso di Lei, la Donna. Con questa parola la Scrittura ci rimanda alle origini, alla Genesi, e ci suggerisce che la Madre con il Bambino segna una nuova creazione, un nuovo inizio. Al principio del tempo della salvezza c’è dunque la Santa Madre di Dio, la nostra Madre santa.

È bello, allora, che l’anno si apra invocandola; è bello che il Popolo fedele, come un tempo a Efeso – erano coraggiosi quei cristiani! – proclami con gioia la Santa Madre di Dio. Le parole Madre di Dio esprimono infatti la gioiosa certezza che il Signore, tenero Bimbo in braccio alla mamma, si è unito per sempre alla nostra umanità, al punto che essa non è più solo nostra, ma sua. Madre di Dio: poche parole per confessare l’alleanza eterna del Signore con noi. Madre di Dio: è un dogma di fede, ma è pure un “dogma di speranza”: Dio nell’uomo e l’uomo in Dio, per sempre. La Santa Madre di Dio. […]

La maternità di Maria è la via per incontrare la tenerezza paterna di Dio, la via più vicina, più diretta, più facile. Questo è lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. La Madre, infatti, ci conduce all’inizio e al cuore della fede, che non è una teoria o un impegno, ma un dono immenso, che ci fa figli amati, dimore dell’amore del Padre. Perciò accogliere nella propria vita la Madre non è una scelta di devozione, ma è un’esigenza di fede: «Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani» (S. Paolo VI, Omelia a Cagliari, 24 aprile 1970), cioè figli di Maria.

Di Maria la Chiesa ha bisogno […] per assomigliare maggiormente a lei che, donna, Vergine e Madre, ne rappresenta il modello e la figura perfetta (cfr. Lumen gentium, 63).  Ma anche il mondo ha bisogno di guardare alle madri e alle donne per trovare la pace, per uscire dalle spirali della violenza e dell’odio, e tornare ad avere sguardi umani e cuori che vedono. E ogni società ha bisogno di accogliere il dono della donna, di ogni donna: di rispettarla, custodirla, valorizzarla, sapendo che chi ferisce una sola donna profana Dio, nato da donna. […] Affidiamo il nuovo anno alla Madre di Dio. Consacriamole le nostre vite. Lei, con tenerezza, saprà dischiuderne la pienezza. Perché ci condurrà a Gesù e Gesù è la pienezza del tempo, di ogni tempo, del nostro tempo, del tempo di ognuno di noi. […] I nostri tempi, vuoti di pace, hanno bisogno di una Madre che ricompatti la famiglia umana. Guardiamo a Maria per diventare costruttori di unità, e facciamolo con la sua creatività di Madre, che si prende cura dei figli: li raduna e li consola, ne ascolta le pene e ne asciuga le lacrime”.

 

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