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L'attesa dell'alba della vittoria

L'attesa dell'alba della vittoria

di Alessandro Giannetti

Nella società contemporanea si sente parlare con sempre maggiore ostinazione e ossessione della “morte” di Dio, della sua assenza. Questa corrente di pensiero, ispirata al relativismo - maggiormente diffusa proprio in occidente e nei paesi più industrializzati - sta “inquinando” la collettività, infondendo nei cuori scoraggiamento e sconforto. Si incoraggiano gli uomini a prendere il posto di Dio come se il “sabato”, ossia il tempo attuale, fosse il crepuscolo della fede, perché il Cristo “giace nel sepolcro”.

Il nostro secolo, come il precedente, sembra essere un infinito “Sabato Santo” caratterizzato dall’opera menzognera e tenebrosa di coloro che negano l’esistenza di Dio e si “impegnano” per uccidere la vita, anche quella nascente, per propugnare l’eutanasia, le guerre e ogni tipo di immoralità e nefandezza.

Ma il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, in attesa della Risurrezione.

Probabilmente, anche i discepoli avranno provato nel cuore un vuoto agghiacciante temendo che tutto fosse finito con la morte di Gesù, pervasi dall’idea di abbandonare tutto, come se gli ultimi tre anni fossero stati soltanto un sogno. Pieni di vergogna e di angoscia, si preparavano a tornare alle loro case, cupi e distrutti nella loro disperazione, si avviavano verso quell’ “Emmaus” dove - anche se ancora lo ignoravano - finalmente avrebbero riconosciuto il Signore e dove improvvisamente avrebbero ritrovato la Luce.

Colui che era creduto morto era ed è in mezzo a loro!

In questo giorno, «nel silenzio che avvolge il Sabato Santo, toccati dall’amore sconfinato di Dio, viviamo nell’attesa dell’alba del terzo giorno, l’alba della vittoria dell’Amore di Dio, l’alba della luce che permette agli occhi del cuore di vedere in modo nuovo la vita, le difficoltà, la sofferenza. I nostri insuccessi, le nostre delusioni, le nostre amarezze, che sembrano segnare il crollo di tutto, sono illuminati dalla speranza»[1].

In questo contesto siamo colpiti anche dall’esempio delle sante donne, che seguono Gesù e che dimostrano fino all’ultimo istante la loro fedeltà. Dopo il riposo del sabato, erano pronte per tornare a finire di imbalsamare il corpo del Signore, secondo l’usanza ebraica. È comprensibile lo scoraggiamento di tutti: ma ancora non sono testimoni, insieme agli apostoli, della Risurrezione di Cristo e, nonostante tutto, non vogliono tralasciare di prestare questo servizio alla salma. Il loro affetto e devozione encomiabili superano la morte.

In tutto ciò possiamo pensare che il Sabato Santo non sarà stato per Maria Santissima, la “Madre”, un giorno triste, anche se umanamente doloroso. La Sua incrollabile fede, la speranza e l’amore materno per il “Divino Figlio” le avranno dato pace, nell’attesa convulsa ma serena della Risurrezione, perché tutto non poteva finire con la morte.

Lei nel ricordo delle ultime parole di Gesù: «Donna, ecco tuo figlio!» (Gv 19, 26) ha esercitato la sua maternità verso l’umanità, in particolare per coloro, uomini e donne, che avevano seguito Cristo sin dall’inizio della sua “missione”.

La Madonna, questa straordinaria creatura che Dio ci ha donato, avrà cercato di rafforzare la fede e la speranza degli apostoli, ripetendo loro le parole che avevano ascoltato dalla voce del Cristo: «Lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà» (cf. Mc 10, 34). Possiamo pensare che la salda fede della Madonna abbia tenuto uniti i discepoli nella certezza che il male, in questo contesto la morte, non avrebbe prevalso.

Gesù aveva parlato chiaro perché, nei momenti di difficoltà e di sconforto, tutti coloro che lo seguivano sapessero aggrapparsi con vera fede alla sua Parola, grazie anche alla sua Santa Madre. Unitamente al ricordo doloroso delle sofferenze patite dal Figlio, un grande sollievo colmerà il cuore di Maria pensando che ormai tutta la sofferenza era passata e la Redenzione compiuta: Gesù è morto e risorto per noi e ci ha resi Figli di Dio!

Ringraziamo Dio anche per il dono della Beata Vergine Maria, preghiamo sempre perché, mediante la sua intercessione, il Signore ci conceda la vera pace per la salvezza dell’umanità.

 

 

[1] Papa Benedetto XVI, A conclusione della Via Crucis, 2-IV-2010.

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