Pillole di SpiritualiTà
Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. (Sant'Anselmo)
La prima redenta dai meriti del Figlio
di P. Andrea Gori icms
Quando un certo pittore americano, di nome Whistler, ricevette i complimenti per il ritratto di sua madre, egli rispose così: “Sapete bene come succede: si cerca di fare la propria mamma più meravigliosa che si può”. Così ha fatto Dio con sua madre: ha fatto Maria più bella che si può, ovvero l’ha creata Immacolata, senza macchia di peccato. Lei è il capolavoro di Dio, l’opera d’arte perfettamente riuscita, l’unico caso in cui il dipinto - in questo caso un dipinto reale, fatto di carne e ossa- corrisponde perfettamente al modello presente nella mente dell’artista. Così come l’immagine è presente nella mente del pittore ancor prima che i colori prendano forma sulla tavolozza, così Maria era presente nella mente di Dio ancor prima della creazione, ancor prima che ci fosse il tempo.
È questo che vuole significare la preghiera conclusiva della novena all’Immacolata, che abbiamo recitato in preparazione della solennità di oggi, e che riprende una citazione del libro dei Proverbi (cfr. Pr 8,22), applicandola a Maria: “Dall’inizio delle sue vie Dio mi ha posseduta, dal principio dei tempi, prima di ogni opera sua. Fin dall’eternità io sono stata formata, dai tempi remoti, prima che la terra fosse. Ancora non c’era l’abisso, ma io ero già stata concepita”. Insomma, Maria era presente nel cuore di Dio ab aeterno, da tutta l’eternità. In quanto figlia del suo Figlio - come la definisce Dante nel celebre inno alla Vergine del XXXIII canto del Paradiso - è l’unico caso della storia in cui il figlio si è scelto la madre. E - come dicevo - l’ha scelta più bella che si può. Lei è la kekaritoméne, la piena di grazia, o meglio la “riempita di grazia”, la “fatta tutta bella, graziosa, da Dio”, come la saluta l’arcangelo Gabriele, appellativo – questo - che diventa quasi il nome nuovo di Maria.
E cosa ci fa capire questo? Ci fa capire una cosa importantissima. Ci fa capire che - come sempre - l’iniziativa è di Dio. È Dio che rende Maria Immacolata, preservandola, in anticipo, da quella goccia di veleno chiamato peccato originale. E questo vuol dire che anche Maria è stata salvata, anche Maria ha avuto bisogno di redenzione. Lei stessa lo riconosce nel Magnificat, quando afferma: “il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”. Maria è stata redenta - in virtù dei meriti di Cristo - in anticipo, in maniera preventiva, preservandola dal peccato. Per questo si dice che Maria è la prima redenta. Prima non tanto in senso temporale, ma, soprattutto, in senso qualitativo. E questa redenzione preventiva è un dono, è una grazia più grande che essere liberato dopo la colpa. È un atto della Misericordia preveniente di Dio. Come afferma S. Teresina, un padre può risollevare, con immensa tenerezza, un figlio dopo una caduta; oppure può prevenire la caduta, rimuovendo in anticipo l’ostacolo, impedendo che il figlio possa cadere. Questo è il caso di Maria; questa è la Misericordia preveniente di Dio, che si è riversata, come un torrente di grazia, su di Lei e su tutta la sua vita.
Maria, infatti, non solo è stata preservata dal peccato originale, ma sappiamo, che, di fatto, non ha mai peccato. Tutta la sua esistenza terrena non è mai stata scalfita dal male, dal potere delle tenebre. Tutta la sua vita è stata immersa nella luce di Dio. Per questo Maria è la Donna della Genesi, colei che schiaccia - assieme alla sua discendenza - la testa del serpente: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. (Gn 3,15) Per questo il solo nome di Maria fa tremare di paura tutto l’inferno, per questo satana e i suoi scagnozzi non osano chiamarla neanche per nome: perché la Donna gli ha dato scacco matto, perché neanche la più piccola goccia del veleno del peccato è mai entrata nel suo cuore e nel suo corpo: Lei è la Fortezza inespugnabile, Lei è la Virgo Potens, la Vergine potente che manda in fuga e sbaraglia le schiere nemiche.
L’Immacolata Concezione di Maria ci fa capire, dunque, un’altra cosa importantissima: ci fa capire che non peccare è meglio, che essere preservati dai peccati è un dono ancora più grande che esserne liberati dopo. Ci fa capire che non è vero- come suggerisce il mondo- che siamo più uomini quando pecchiamo. Al contrario, come affermava Benedetto XVI: “il male avvelena sempre, non innalza l’uomo, ma lo abbassa e lo umilia, non lo rende più grande, più puro e più ricco, ma lo danneggia e lo fa diventare più piccolo.” Invece, “l’uomo che si affida totalmente a Dio trova la vera libertà, la vastità grande e creativa della libertà del bene” (Benedetto XVI, Omelia 8 Dicembre 2005). Questo, anche, ci insegna l’Immacolata Concezione: ci insegna che la vera libertà è libertà per il bene, è libertà per amare. Maria ha amato al massimo per tutta la sua vita. Per questo, Maria è la creatura più libera di tutte.
Lei è il nuovo Eden, il nuovo paradiso terrestre fatto non di terra ma di carne; Lei è il sogno, l’ideale di Dio, colei che gli “ha fatto perdere la testa” tanto da rinchiudersi nel suo grembo. Lei è la nuova tenda, il nuovo tabernacolo della gloria di Dio; il suo grembo è il nuovo santuario. Lei è la figlia di Sion, come riecheggia il saluto dell’arcangelo Gabriele, riprendendo in particolare le parole del profeta Sofonia (cfr. Sof 3,14), è l’Israele fedele a Dio. L’Immacolata, ovvero, è il modello di fedeltà al progetto di Dio, è il modello della risposta dell’uomo a Dio che rimane fedele nel tempo.
Non dobbiamo, tuttavia, commettere l’errore di pensare che tutto sia stato facile per lei, a motivo dei suoi privilegi: la grandezza dei suoi doni è stata infatti proporzionale alla difficoltà della sua missione. Anche Maria ha conosciuto il chiaroscuro della fede, la fatica del lavoro quotidiano di Nazaret, l’incomprensione della gente. Soprattutto, più di ogni altra creatura al mondo, il suo Cuore è stato trafitto dalla spada della sofferenza, culminata nell’offerta di suo Figlio sulla croce. E questo cuore materno, allargato dal dolore e dall’amore, ancora lacrima e sanguina per tutti noi, suoi figli. Maria non è lontana, distante, dalle nostre vite e dalle nostre vicende: Ella è vicina a noi in un modo che non possiamo neanche immaginare. Per questo Maria è un faro, una stella fulgidissima, e un modello da imitare: in Lei possiamo specchiarci e vedere qual è la nostra identità più profonda, il nostro io più vero.
Concludendo con le parole del Ven. Vescovo Fulton Sheen: “Lei è colei che ogni uomo ama quando ama una donna, lo sappia o non lo sappia. Lei è ciò che ogni donna desidera quando esamina sé stessa. […] Lei è il segreto desiderio che ogni donna ha di essere onorata e protetta; Lei è il modo in cui ogni donna esige rispetto e amore per la fulgida bellezza del suo corpo e della sua anima.” Lei è “il primo amore del mondo”.
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