Pillole di SpiritualiTà
Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. (San Giovanni Paolo II)
di Katiuscia Iacchini
Vita insieme
Non è mai facile scrivere la propria vocazione matrimoniale e di come essa si sia sviluppata nell’esistenza di ciascuno di noi. E’ bello, però, poterla rileggere alla luce di un percorso di consapevolezza di fede che ti fa vedere l’altro come colui o colei che da principio il Signore ha scelto per te per essere una cosa sola. Si fa presto, però, a scrivere di promesse eterne, di amore unico e irripetibile, di fedeltà coniugale come presupposti indispensabili e indiscutibili. La vita insieme è davvero un rebus, è intrisa di gioie e di dolori, di tentazioni, di rinunce e di sacrifici, così come anche di doni indescrivibilmente meravigliosi.
La nostra storia comincia tanti anni fa’, quando io ero appena un’adolescente imbranata e lui, un po’ più grande, donava il suo tempo in parrocchia come catechista per la preparazione dei cresimandi. Ricordo che non mi piaceva andare al catechismo, lo trovavo piuttosto noioso e non avevo la maturità di fede per comprenderne il valore. Questa parentesi si concluse in un anno, poi mi trasferii a Roma con la famiglia per frequentare le Scuole Superiori in un Istituto di Suore Francescane. Gli anni trascorsero e, alla conclusione del percorso scolastico, tornai nel paese di mia madre per gli studi universitari. Ho così incontrato di nuovo colui che avrebbe colorato la mia esistenza futura, nelle uscite pomeridiane, rigorosamente scortata da una cugina più grande che doveva - in incognito - vegliare sulla mia sicurezza, essendo ancora io ritenuta poco più di una ragazzina. Il rivederlo dopo tanti anni fu per me decisamente più piacevole che ai tempi del catechismo e da lui appresi di essere stata erroneamente considerata allora un’allieva modello. La nostra differenza di età io non l’ho mai sentita, ma lui sì; così i primi tempi della nostra frequentazione con altri amici lo hanno visto titubante. Noi donne naturalmente scegliamo e dopo la scelta gli uomini non hanno più scampo. Sappiamo circuire astutamente la nostra debole preda, così quei dodici anni si sono ben presto azzerati e lentamente le paure e i dubbi si sono trasformati in una scelta d’amore da parte di entrambi.
Il sogno di Dio su di noi
Ho sempre letto il mio primo incontro con lui in chiesa come un desiderio anche da parte di Dio che lui facesse parte della mia vita. Lui incarnava quei valori di rettitudine e di educazione cristiana che avevano fatto da cornice ai miei anni dalle suore e sapevo che accanto a me non avrei potuto vedere nessuno che non li condividesse. Il primo grande dono di Dio per me è dunque stato lui. Non è perfetto, ha tanti difetti, io meno sicuramente, ma entrambi sappiamo di esserci scelti per sempre. Sappiamo che i tre figli che abbiamo desiderato, voluto, cercato, rappresentano la realizzazione di un disegno d’amore su di noi. In fondo l’amore è decidere, amare è decidere di esserci nella vita dell’altro e di non disertare dall’incontro con l’altro.
Un incontro speciale
Questa consapevolezza nelle nostre vite è diventata tangibile e consapevole ancor di più quando le nostre strade si sono incrociate con i Padri e le Suore della Famiglia del Cuore Immacolato. Ci siamo ritrovati ad un incontro tramite amici comuni e ricordo che, dopo l’incontro con loro, il cuore era gioioso. Ci colpiva soprattutto - aspetto magari banale per taluni - che ricordassero i nostri nomi, che ci facessero sentire parte di qualcosa di bello, di buono, che ci fosse spazio per condividere i nostri vissuti. Ci siamo sentiti amati gratuitamente e, da allora, non li abbiamo lasciati più. Certamente la vita ce l’hanno complicata anche un bel po’: vivere nella beata ignoranza di certi aspetti di fede era decisamente molto meglio. Ormai il confessionale è diventato, per colpa loro, la nostra seconda casa e anche quelle spensierate e meritate vacanze estive tanto agognate si sono trasformate letteralmente in campi di lavoro forzato, tra bande di ragazzi rumorosi e felici, tra pile infinite di tazze, piatti da lavare, come se mai fossero state inventate le lavastoviglie, come se mai dovesse esserci un domani. Ecco, la vita si complica ma profuma di gioia, i difetti e certe incomprensioni rimangono, rimarranno per sempre, ma vengono illuminati dalla certezza che ci possiamo perdonare, che siamo in tre e non in due, che la Mamma Celeste ci verrà in soccorso, che la preghiera spesso stanca o a volte relegata ai margini delle corse quotidiane, è però il risvolto della medaglia, la chiave d’accesso per ricordare che siamo nelle mani di Dio che sa trasformare le disgrazie in grazie.
Imprevisti
La mia malattia poi, arrivata come un fulmine a ciel sereno a ridosso di un viaggio in Trentino con i Padri e le Suore, ha visto la nostra vita un po’ scombussolata, ma c’era sempre lui al mio fianco, come un angelo custode sul quale poter contare, che vegliava su di me. Quella malattia mi ha ricordato quanto bello sia l’amore che accoglie, che sopporta, che sostiene, quanto l’autosufficienza sia deleteria per l’uomo, quanto gli aspetti materiali del rapporto di coppia siano fugaci e precari e quanto avere alle spalle una piccola grande Famiglia possa dare un sostegno che ti mette le ali, che non ti toglie dai guai ma che te li rende sopportabili dandoti la consapevolezza soprannaturale che essi possano essere finalizzati a un bene sconosciuto. Ho spesso assistito a testimonianze arricchenti di coppie davvero speciali e impegnate nel sociale in modo davvero encomiabile. Spesso, tra le domande loro rivolte, c’era quella relativa a quando o a come era avvenuta la loro conversione. Non so se nella nostra vita ci sia stata una conversione, se siamo entrati mai in un processo di conversione: è una parola così totalizzante che è difficile comprenderla. Possiamo forse dire che siamo ancora in viaggio con uno zaino a volte più pesante, a volte più leggero, nella misura in cui ci facciamo aiutare da Lui lungo questo viaggio della vita. Ho sempre saputo, più o meno coscientemente, che il mio pellegrinaggio terreno sarebbe stato con lui, un po’ come quando si sceglie, nella vita religiosa, la comunità alla quale consegnare la nostra vocazione perché la custodisca: comunità o famiglia che fa vibrare il nostro cuore dandoci la certezza gioiosa della vocazione appena scoperta.
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Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. (San Giovanni Paolo II)