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UN MARE DI CRISTALLO A CIELO APERTO

UN MARE DI CRISTALLO A CIELO APERTO

di Sr. Francesca Fera icms

Non so se vi è mai capitato di rompere un bicchiere di cristallo: si riduce in milioni di frammenti talmente piccoli che diventa un’impresa veramente ardua raccoglierli tutti per gettarli via; ma, quando si ammassano tutti insieme, i frammenti continuano a brillare di una luce intensa, limpida, “cristallina” appunto, che rivela la loro autenticità, il loro valore: non si tratta di un vetro qualunque, ma di puro cristallo.

Questa è stata la nostra prima impressione quando, alla fine del mese di gennaio, insieme a un gruppo di 15 adolescenti, abbiamo contemplato le valli e le montagne del Trentino tutte completamente innevate. Il sole, che splendeva alto e “sorridente” e che non faceva percepire i sette gradi sotto zero, si rifletteva su ogni pulviscolo di neve e sembrava di stare in un...mare di cristallo a cielo aperto! La neve che brilla! Che spettacolo!

Per i ragazzi “romani de Roma” abituati alla “vita comoda” che prevede, come massimo sforzo della giornata, passare dal divano - dove “belli spaparacchiati” facciamo zapping in TV - al letto dove, per diverse ore “ciattiamo” con gli amici, ritrovarsi a queste altezze è un’occasione più unica che rara. Diciamo la verità: forse non tutti, ma tanti di noi, certi scenari li hanno visti solo nei films, nei documentari o quando eravamo più piccoli, nei cartoni animati!

Di fronte alle vette innevate e alle distese imbiancate che abbiamo fotografato appena siamo arrivati, sono state diversi i pensieri che ci sono affiorati alla mente. Il primo sicuramente è stato che, fino a qualche ora prima, eravamo in uno mondo completamente diverso: il traffico e lo smog di Roma che rende tutti più nervosi, agitati e irrequieti. Il secondo è stato: finalmente tre giorni con gli amici senza l’assillo dello studio e delle interrogazioni a scuola, fonte di soddisfazione, ma anche di tanta ansia! Il terzo pensiero è stato quello di immaginare la mano di Dio che, al momento della creazione, ha dato il “meglio di Sé” nel fare – dal nulla – tutte le meraviglie della terra e poi, come tutti i veri artisti, ha dato il tocco finale, dipingendo di bianco il paesaggio che ci circondava e nel quale eravamo immersi: dalle cime più alte delle Dolomiti, alle punte e ai rami degli alberi che, di tanto in tanto, lasciavano cadere “nuvole” di neve sui torrenti ghiacciati che li costeggiavano.

Che strano, tutt’un tratto, ritrovarsi in un meraviglioso silenzio! Eh sì, perché in montagna più si sale, più la temperatura scende e il manto della neve copre tutti i rumori della natura. Non si sente neanche il cinguettio degli uccelli: solo si vedono volare, sullo sfondo di un limpidissimo cielo azzurro, ogni tanto, dei maestosi falchi che cercano qualche preda dispersa tra i rami del bosco. Non si sentono macchine, non si sentono clacson e le voci delle persone quasi si disperdono negli spazi che sembrano essere infiniti e poi, diciamo la verità: quando si sale manca il fiato anche per parlare! Due sono le cose: o parli o cammini! Ma attenzione: non si sentono neanche squillare i cellulari perché, a 3000 metri, non c’è rete! Evviva! Niente watsapp, niente tik-tok…che meraviglia!!! L’ossigeno, così rarefatto, purifica non solo i nostri polmoni, ma soprattutto i nostri cuori e le nostre menti così “intossicate” da tante preoccupazioni, ma anche da tanti messaggi e immagini che macchiano lo splendore della nostra anima che, in origine, era proprio come quella neve nella quale ci siamo tuffati: candida, incontaminata, cristallina!

Una signora, che ha osservato il gruppo dei nostri ragazzi, mi ha detto che quando sono ripartiti da Soraga, avevano un volto più disteso e più sereno di quando sono arrivati. Il contatto con la natura, la preghiera e la partecipazione alla Santa Messa, la bellezza dello stare insieme con semplicità: è questo che ci rende veramente persone, capaci di relazionarsi con gli altri, capaci di amare e di essere amati!

Alcuni forse pensano che i ragazzi siano cattivi. Non è vero. Nei loro cuori si nasconde tanta bontà, autenticità, genuinità di cui noi adulti, spesso, non siamo capaci. Semplicemente i giovani oggi non sono aiutati a scoprire la loro ricchezza interiore, perché sono sovrastati dal mondo dei mass-media che si impone così tanto da costituire, a volte, come una specie di ricatto morale: “O sei taggato o non sei nessuno!”.  Nati e cresciuti nella società digitalizzata, per loro questa è la normalità della vita. La “corteccia” esterna che li riveste, che a volte si traduce in aggressività e chiusura, non è altro che una barriera con la quale tentano di difendersi da tanti nemici - reali o virtuali - dai quali si sentono sistematicamente giudicati. Tocca a noi educatori, con il nostro esempio e con tanta pazienza, fermezza e amorevolezza, far capire loro che valgono molto di più di quello che appaiono e di tutti commenti riportati sui social.

In questi giorni, in cui le camminate e le discese vertiginose con gli slittini hanno finalmente prevalso su altri passatempi, i ragazzi hanno pregato anche più volentieri e volentieri hanno ascoltato le belle riflessioni dei nostri Padri, che hanno fatto da sfondo a queste giornate. Spesso, infatti, ci tornavano alla mente le loro parole: la potenza infinita racchiusa nel piccolo seme di bene che Dio pone nella nostra anima, la nostalgia dell’eterno che il nostro cuore sente anche in mezzo alle giornate più belle e più riuscite…

La nostra, però, non è una nostalgia che porta alla tristezza, ma alla vera gioia.

È una nostalgia che ci fa capire che “siamo nel mondo, ma non siamo del mondo”, che siamo fatti per un’altra Vita e che questo breve tragitto terreno non è altro che un varco verso l’Eterno.

In Cielo, finalmente, ci vedremo con lo stesso sguardo d’amore con il quale ci contempla il Signore e non avremo più bisogno dell’approvazione o del consenso degli altri, perché saremo immersi e avvolti nell’abbraccio di Colui che da sempre ci ha desiderati e amati per quello che siamo.

 

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