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CONSACRARSI al Cuore Immacolato di Maria: cosa significa?

CONSACRARSI al Cuore Immacolato di Maria: cosa significa?

di Elena Meo

Ogni tanto qualcuno prova a chiedermi di scrivere un articolo per il sito dell’Opera o per la Rivista del Movimento (Maria di Fatima) e finora ho sempre rifiutato! Non so perché questa volta mi sono lasciata convincere. Forse perché è stata la mia amica Francesca a chiedermelo o forse per qualche motivo che conosce solo Dio.

Ecco ho toccato il punto focale. Un tempo non credevo che qualsiasi cosa succedesse nel bene e nel male, Dio ne conoscesse i motivi. Non che non credessi nell’esistenza di Dio, ma Lui era nel suo mondo ed io nel mio. Lui era in Chiesa, tra i preti, le suore e quelli che si battono il petto ed io nella mia famiglia, con gli amici, il lavoro, la palestra e le amiche del cuore. Ero quella che si dice una ragazza per bene, amata dai miei genitori, da mio fratello, brava a scuola prima e stimata nel lavoro poi. I miei genitori mi hanno accompagnata nel percorso cristiano, con tutti i sacramenti: il battesimo, la comunione, la cresima e quando ho conosciuto mio marito, anche lui cristiano ma poco osservante, ci è venuto “naturale” sposarci in chiesa nel momento in cui abbiamo deciso la data del matrimonio.

Ma ci ricordavamo di passare in Chiesa a Natale, a Pasqua, a qualche cerimonia e basta. Poi però qualcosa accade nella mia vita: un figlio che nasce, il lavoro che occupa la maggior parte della mia giornata, mio marito che perde continuamene il lavoro, il matrimonio che va in tilt. Ma teniamo fede allo stare insieme, cresciamo il bambino, che, nel frattempo arriva all’età del catechismo. Conosciamo così i Servi e le Serve del Cuore Immacolato di Maria, che con la loro gioia, guidano nostro figlio alla conoscenza di Gesù, ma avvicinano anche noi a Dio ed a Sua Madre, ci fanno scoprire che partecipare alla messa tutte le domeniche non è un obbligo ma un appuntamento con un amico che ci aspetta da sempre, che ci ama come nessun altro. E scopriamo così anche il messaggio di Fatima, la vita dei Santi Pastorelli, la Famiglia del Cuore Immacolato di Maria. Ma soprattutto posso dire che ad un certo punto ho incontrato Gesù, ho fatto esperienza del Suo amore per me. Ho conosciuto meglio la Chiesa, di cui avevo tanti pregiudizi, ho compreso il grande valore della Messa.

Nel 2009, il 4 ottobre per la precisione, mi consacro al Cuore Immacolato di Maria e faccio il mio ingresso nel Movimento della FCIM, come “amico”. Inizio così ogni mese ad avere una formazione, conoscendo sempre più la mia fede, attraverso i ritiri spirituali e le catechesi di base cristiana, la recita del rosario quotidiano, la confessione regolare, la partecipazione alla messa domenicale ed infrasettimanale (quando gli impegni lavorativi e famigliari me lo consentono), la partecipazione ai primi sabati del mese, come richiesto dalla Vergine di Fatima alla veggente Suor Lucia.  Il 6 Ottobre 2021 effettuo il passaggio a “collaboratore” all’interno del movimento della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria.

La domanda che mi sento fare ogni tanto è: ma a che serve essere consacrati in un Movimento?

La vocazione di consacrata ha risolto o meglio risolve ogni giorno della mia esistenza. Vivere ogni giorno secondo quello che mi succede, non come intento fatalista ma come un dono di Dio. La consacrazione mi ha donato uno sguardo nuovo e soprattutto un cuore nuovo. Dentro di me sentivo l’urgenza della felicità e volevo sentirmi amata sempre. E conoscere Gesù, la Sua storia, il suo amore per ognuno di noi, la Sua unione con Dio Padre attraverso la preghiera quotidiana, ha ridato senso ai miei giorni: posso dire che li ha fermentati dando concretezza ai gesti quotidiani. Vivere come hanno fatto i Pastorelli a Fatima, secondo quanto aveva chiesto la Mamma Celeste: volete offrirvi a Dio? Accettando tutto quanto vi succederà offrendolo per la conversione dei peccatori, in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria?

Faccio un inciso: tutto quanto ci succederà, se ci consacriamo al Movimento o non ci consacriamo al Movimento, comunque accadrà. Voglio dire che se sei consacrato nella FCIM ed hai un mal di testa, quel mal di testa lo puoi offrire a Dio: per riparare al tanto male che c’è nel mondo o per convertire quella persona o per chiedere la guarigione di quel tuo amico. Se non sei consacrato quel mal di testa ti viene lo stesso! Faccio questa precisazione perché spesso ho sentito dire che noi della FCIM siamo condannati a soffrire per offrire: non è così!

Noi siamo solo più consapevoli che quel dolore che stiamo attraversando è una grazia che possiamo offrire a Nostro Signore attraverso le mani di Maria.

E poi con la FCIM abbiamo una famiglia a tutti gli effetti alle spalle. A volte siamo noi che sosteniamo ed altre siamo noi ad essere portati sulle spalle dai fratelli.

A me è successo nel 2019/2020. Verso la fine del 2019 mi sono ammalata gravemente. Ho affrontato le pesanti cure, con tutti gli effetti collaterali che ne derivavano. Ho sperimentato l’ansia, la paura delle terapie ed il dolore delle cure. Eppure, in questa esperienza, la differenza l’hanno fatta (oltre i miei famigliari), la fede ed il far parte della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria. Ero “armata”. I Padri, le Suore ed i laici offrivano preghiere per me ogni giorno: le sante messe, i rosari, le novene. Ed il miracolo più grande non è stato la regressione della malattia (certo anche quella, non sono ipocrita), ma la mia serenità e quella dei miei cari: quella sì che in quei giorni era un piccolo miracolo, che non mi ha mai fatta sentire sola ed abbandonata da Dio e dagli altri. Ed anche il sentire che la malattia fosse una GRAZIA. Sì un DONO. Sentire dentro di me che della mia storia DIO non ha buttato via niente, ma LUI mi ha amata e mi ama anche lì, anche quando io faccio fatica ad accettarmi a perdonarmi, Lui mi ama sempre.

La FCIM come famiglia lo è soprattutto per la comunione con i Padri, con le Suore e con i Laici. La forza di questo movimento è proprio la capacità di vivere delle relazioni di amicizia con chi fa il nostro stesso cammino. Anche se a volte non è facile, perché le relazioni passano attraverso la nostra umanità, limiti e difetti inclusi e dobbiamo essere sempre capaci di perdono. Ma saper stare accanto agli altri significa che sappiamo riconoscere che quello è il luogo dove Dio si fa presente. E se c’è una cosa che ci rende credibili e riconoscibili agli occhi del mondo: è la qualità delle nostre relazioni.

Far parte della FCIM è per me davvero una vocazione, è essere stata chiamata a far parte di un carisma specifico, è sentirsi condotti a Gesù da Maria. È far entrare Gesù in ogni momento della mia vita, perché per essere credibili dobbiamo anche essere coerenti in tutti gli aspetti della nostra vita: al lavoro, in famiglia, con gli amici, in chiesa: essere sempre la stessa persona; non è che se sto con gli amici mi comporto in un modo, se sono in famiglia in un altro e al lavoro in un altro ancora. Non sarebbe altrimenti più vita, ma un inferno. Da quando sono consacrata è come se il fuori ha ritrovato il dentro: si sono ricongiunti ed allineati.

L’essere consacrata nella FCIM mi fa sentire come una quarta pastorella ai piedi di Maria.

 

 

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